The Wolf of Wall Street. Sopravvivere nello stato di natura
DOI:
https://doi.org/10.7203/eutopias.0.18752Parole chiave:
Capitalismo, cartografia, controllo, Wall Street, Martin Scorsese, soggettivazione, assoggettamento
Abstract
Il cinema contemporaneo ha intensamente indagato il portato di violenza del capitalismo finanziario e The Wolf of Wall Street (2013) di Martin Scorsese si propone di istruire una rappresentazione adeguata delle forme di vita e delle relazioni di potere inaugurate dalla globalizzazione dei mercati e dalla smaterializzazione dei beni. Il racconto del ritorno ad una dimensione selvaggia della violenza mette in scena infatti uno stato di natura alieno alle leggi che regolano l’agire sociale e che nondimeno diviene il fondamento di una nuova contrattualità antagonista rispetto allo stato di diritto esistente. A sua volta, questa dimensione tematica appare doppiata da un livello enunciazionale, laddove è l’immagine stessa a esercitare violenza sullo sguardo, imponendogli il punto di vista unico del protagonista che sembra espellere dall’orizzonte qualsiasi forma di alterità e differenza. Il presente contributo intende mettere in luce una riflessione per immagini sulle forme di soggettivazione e assoggettamento specifiche della competizione animale traslata al mondo virtuale degli scambi finanziari, intrecciando la teoria interna all’opera con le posizioni dell’estetica e della teoria critica.
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